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dai GIORNALI di OGGIManifatturiero: trimestre duro ma la recessione rallenta "Dai nostri archivi" Disoccupazione nell'Eurozona: a marzo 8,9%, in un mese persi 419 mila posti Ue, occupazione in forte calo Due aziende su tre licenziano per far fronte alla crisi Nuove frontiere per l'interinale La produzione industriale crolla. Italia in recessione tecnica 2009-05-18 |
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-05-18 Manifatturiero: trimestre duro ma la recessione rallenta 18 maggio 2009 "Dai nostri archivi" Disoccupazione nell'Eurozona: a marzo 8,9%, in un mese persi 419 mila posti Ue, occupazione in forte calo Due aziende su tre licenziano per far fronte alla crisi Nuove frontiere per l'interinale La produzione industriale crolla. Italia in recessione tecnica La recessione colpisce pesantemente il manifatturiero italiano. I dati dell'indagine congiunturale di Federmeccanica parlano chiaro: nel primo trimestre dell'anno la produzione del settore metalmeccanico è calata del 30%. Quella del manifatturiero non metalmeccanico del 15%. I cali più marcati hanno interessato il settore automobilistico (-46,5%) e metallurgico (-38,5%). Brusca la frenata delle esportazioni (che rappresentano il 45% del fatturato). Nei primi tre mesi dell'anno hanno registrato una contrazione del 25,1%. Così come, per effetto del basso livello della domanda interna, si sono ridotte le importazioni di circa il 30%. Il 40% delle imprese prevede tagli nei prossimi mesi Pesanti i dati sul fronte dell'occupazione contenuti nell'indagine di Federmeccanica. Oltre il 40% delle imprese metalmeccaniche prevede tagli ai posti di lavoro nei prossimi sei mesi. Nei primi due mesi del 2009 l'occupazione nelle imprese metalmeccaniche con oltre 500 addetti si è ridotta dell'1,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso e nel corso dei prossimi sei mesi "è atteso un ulteriore peggioramento", fa sapere l'associazione. Infatti il 41% delle aziende del settore prevede di ridimesionare gli organici nei prossimi sei mesi. Quanto al ricorso alla cassa integrazione, nel primo trimestre del 2009 c'è stato un nuovo boom: per quella ordinaria le ore autorizzate per i metalmeccanici sono decuplicate rispetto allo stesso periodo del 2008 passando da poco più di 4,7 milioni alle attuali 53 milioni. Più in generale nel primo trimestre dell'anno le ore autorizzate sono risultate pari a 66 milioni rispetto a poco più di 17 milioni di ore relative allo stesso periodo dell'anno scorso. Nel prossimo trimestre ci sarà "un'attenuazione della caduta" Nel prossimo trimestre si annuncia però un attenuamento della caduta. "Nella nostra indagine - spiega Angelo Megaro, responsabile ufficio studi di Federmeccanica - chiediamo alle aziende se hanno aumentato o diminuito i volumi di produzione e come pensano di comportarsi nel futuro. Il saldo, fortemente negativo per i primi tre mesi dell'anno (-59%), mostra timidi segnali di miglioramento per il prossimo trimestre (-20%)". Un rallentamento della caduta quindi. Anche sul fronte dello smaltimento delle scorte. Nella prima parte dell'anno le aziende ha pensato soprattuto a svuotare i magazzini. E così continuerà a fare il 23% di loro. Ma c'è anche "un 21% che prevede un aumento delle scorte nei prossimi tre mesi" fa notare Megaro. Significativi sono poi i dati sulle esportazioni. Nel primo trimestre il 59% delle aziende ha registrato un calo, contro un 5% che le ha viste aumentare. I rapporto è ora 29% contro 9%. (di Andrea Franceschi) 18 maggio 2009
Ue, occupazione in forte calo commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 16 marzo 2009 Scende l'occupazione nell'area dell'euro: lo annuncia Eurostat che ha diffuso oggi i dati aggiornati. Per quanto riguarda l'occupazione, nel quarto trimestre del 2008, è diminuita dello 0,3%, rispetto al trimestre precedente, sia nell'area euro che nell'Unione Europea. Secondo i dati corretti dalle variazioni stagionali, rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, l'occupazione è invece rimasta stabile. Nel quarto trimestre, in tutta l'Unione, sono 672.000 le persone che hanno perso il lavoro. Sull'insieme del 2008, l'occupazione è tuttavia salita dello 0,8% (1.137.000 persone) nella zona euro e dello 0,8% (1.760.000 persone) nell'UE a 27, dopo un altro aumento dell'1,8% in entrambe le aree nel 2007. L'Italia registra da parte sua, nel quarto trimestre, un calo dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, dopo un calo dello 0,3% nel secondo trimestre. Rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, la diminuzione è dello 0,2% sia nel quarto che nel terzo trimestre. Nel terzo trimestre 2007, l'occupazione era diminuita dello 0,1 nell'area euro e dello 0,2% nell'UE rispetto al trimestre precedente. Ma le prospettive, secondo uno studio Ires-Cgil sono nere: oltre un milione di disoccupati in più in tre anni, dal 2008 al 2010, sono queste le stime diffuse dall'Ires-Cgil a seguito della crisi economica in atto. Secondo lo studio della Cgil, i disoccupati passeranno da 1.506.000 del 2007 a 2.547.000 nel 2010. Secondo le stime dell'Ires, dunque, i disoccupati si attesteranno ad oltre un milione di unità in più rispetto al 2007 e ad oltre 690 mila in più rispetto al 2008 anno in cui i disoccupati si sono attestati a 1.854.000. Il tasso di disoccupazione, sempre secondo le stime dell'Ires, si attesterà al 9% nel 2009 e potrebbe superare il 10% nel 2010, esattamente il 10,1%. 16 marzo 2009
Due aziende su tre licenziano per far fronte alla crisi di Andrea Franceschi commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 16 febbraio 2009 Job24: notizie, annunci e strumenti per chi lavora JOB24 / I contratti di solidarietà Due imprese su tre hannno deciso di ridurre il personale per far fronte alla crisi. Sta tutta in questo dato, che emerge dal rapporto "Opportunità nelle avversità" del colosso della consulenza Ernst & Young, la misura dell'emergenza occupazionale che sta delineando la seconda fase della crisi, quella che colpisce l'economia reale. Fare cassa è diventata la priorità per le aziende in tutto il mondo. E, con le banche che hanno chiuso i rubinetti del credito, l'unica strada possibile è la riduzione dei costi. L'80% delle 350 aziende globali intervistate dall'indagine di Ernst&Young ha già fatto un'analisi per favorire i risparmi, il 66%, come detto, ha avviato un piano di riduzione del personale mentre circa la metà ha scelto di razionalizzare la spesa nell'information technology. "In questa fase in tutto il mondo le aziende si stanno focalizzando sul proprio core business, andando a ripensare alle attività di supporto alla vendita e alla gestione" - spiega Pellegrino Libroia, Country Managing Partner di Ernst & Young. Ma non solo. "L'impressione è che la crisi, in questa fase, sia per tutte le aziende un'opportunità per creare produttività eliminando quelle inefficienze oggi non più sostenibili. Questo approccio è seguito sia dalle aziende sulle quali la crisi ha impattato maggiormente che su quelle invece solo marginalmente colpite". Tra chi ha annunciato tagli in questi mesi non c'è solo chi è in crisi, ma anche aziende sane, che fanno utili. Non c'è il rischio di innescare un circolo vizioso? Se sempre più gente resta senza lavoro è difficile che i consumi possano ripartire. "Secondo i risultati emersi dalla ricerca, per le aziende più colpite dalla crisi, l'obiettivo prioritario per il 2009 è salvaguardare le proprie attività, i propri ricavi, i propri talenti e quindi la propria esistenza" afferma Donato Iacovone, presidente di Ernst & Young Financial Business Advisors. "La ricerca peraltro evidenzia come alcune di queste aziende si stiano comunque preoccupando di investire per essere pronte nel momento della ripartenza del mercato". La stretta creditizia ha ridotto la liquidità nelle casse delle aziende che hanno sempre più difficoltà a pagare i fornitori. Il 60% degli intervistati ha constatato un peggioramento dell'affidabilità creditizia della propria clientela. Con un allungamento medio dei tempi che intercorrono tra ordine e incasso. Il colosso delle assicurazioni sul credito Euler Hermes ha stimato che, solo in Europa, saranno 200mila le aziende a dichiararsi insolventi nel 2009. Negli Stati Uniti le aziende che finiranno in bancarotta passeranno dalle 42mila del 2008 alle 62mila del 2009. "È una crisi di fiducia quella che stiamo attraversando - spiega Pellegrino Libroia - le aziende hanno ridotto pesantemente gli investimenti. Ma questa fase, secondo quanto emerge dalla ricerca, è destinata a interrompersi: passata la fase dell'immobilismo e quindi della non reazione a quanto sta accadendo, le aziende provvederanno a rilanciare piani di crescita e di riqualificazione degli investimenti. L'attenzione ai costi può essere la chiave della sopravvivenza nel breve. Ma nel medio e lungo termine torneranno ad essere protagonisti gli investimenti". Quali settori resisteranno meglio all'impatto della recessione? Secondo gli esperti della società di consulenza sarà soprattuto il settore farmaceutico e delle biotecnologie. Nel 2008, a livello mondiale, il comparto non ha avvertito alcuna contrazione degli utili e nel 2009 le perdite potranno raggiungere al massimo il 10%. Sarà invece un altro anno duro per le banche (che nel 2008 hanno visto ridurre la propria capitalizzazione del 65%). Il settore, in tutto il mondo, rischia svalutazioni ulteriori intorno al 50%. Stesse percentuali per il comparto minerario e per l'immobiliare. Molto colpito anche il settore automotive (si stimano perdite tra il 40 e il 50%).
Nuove frontiere per l'interinale commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Mercoledí 28 Gennaio 2009 Cristina Casadei MILANO "Le agenzie del lavoro usciranno dalla crisi molto più solide di come ci sono entrate". Annemarie Muntz, presidente di Eurociett l'associazione europea che rappresenta le imprese della somministrazione, è convinta che il forte rallentamento del mercato del lavoro temporaneo si invertirà già a partire dalla seconda metà del 2009. Con una grande differenza rispetto al passato. Da ora in avanti le imprese utilizzatrici, guarderanno alle agenzie con molto più interesse "per la flessibilità nella gestione dei lavoratori che hanno consentito – spiega –. Ai governi chiediamo collaborazione e ci mettiamo a disposizione per traghettare l'occupazione dai settori dove ci sono esuberi a quelli in cui c'è necessità". Lo strumento attraverso cui avverrà questo passaggio è la formazione, "un tema a cui siamo molto attenti da sempre e su cui stiamo insistendo soprattutto in quest'ultimo periodo. L'auspicio è che vengano realizzati progetti mirati alle necessità concrete di questo momento e a quelle che si possono prevedere per il futuro", spiega Antonio Lombardi, presidente di Alleanza lavoro. Dal confronto tra i diversi paesi europei emerge che nell'ultimo trimestre del 2008 i più virtuosi sono stati Belgio, Norvegia, Svezia dove in media il calo delle missioni è stato soltanto del 10 per cento. "Questo è accaduto perché se nel resto d'Europa il lavoro temporaneo è utilizzato molto nel manifatturiero e poco nei servizi – dice Muntz –, nei paesi nordici accade il contrario e molti somministrati sono occupati nella cura della persona, nell'istruzione, nel pubblico impiego, settori che possono andare incontro a un ridimensionamento dei fondi, ma non entrano in crisi. Per le agenzie sarà sempre più necessario puntare sui servizi e sul pubblico". Dal confronto internazionale l'Italia appare come uno dei paesi con la situazione peggiore nell'ultima parte dell'anno, ma con il bilancio migliore nel complesso. Nell'ultimo trimestre del 2008, secondo i dati dell'Osservatorio Assolavoro, il saldo tra le missioni avviate e le cessazioni è stato pari a meno 134.061. In pratica le cessazioni hanno superato i nuovi avvii di una quota che non si registrava da molti trimestri. Dall'inizio dell'anno non arrivano segnali diversi: gennaio 2009 conferma il trend di calo della fine del 2008. "Tre i fattori che hanno inciso e stanno determinando questo quadro – interpreta Gennaro Delli Santi Cimaglia, presidente di Assolavoro –: il minor numero delle missioni, la minor durata e la flessione dei settori in cui siamo più presenti. La responsabilità maggiore ricade sull'industria manifatturiera che mostra una riduzione del 30% rispetto allo stesso periodo del 2007". Seguono, con una riduzione del 20% il credito e i servizi alle imprese e la pubblica amministrazione. La distribuzione commerciale e il settore alberghiero subiscono una riduzione del 15 per cento. Non mancano i settori in controtendenza che sono però quelli più marginali per il lavoro in somministrazione e cioè i trasporti, l'edilizia, l'agricoltura, l'energia, il gas e l'acqua che sommati rappresentano una quota pari all'8% e sono cresciuti del 20 per cento. Se nel nostro Paese le agenzie del lavoro hanno rallentato soprattutto nell'ultimo trimestre del 2008 e sono comunque riuscite a chiudere positivamente l'anno, "in Spagna c'è stato un calo delle missioni del 25% nel 2008, dovuto soprattutto al settore delle costruzioni – osserva Muntz –. In Francia l'auto e ancora una volta le costruzioni hanno causato una riduzione del 20%, mentre nel Regno Unito sono stati il credito e la finanza a causare la chiusura negativa: meno 10%, così come è accaduto in Belgio e nei Paesi nordici". In Italia la crescita del 2008 appare inferiore persino rispetto al 2005, un anno caratterizzato da un Pil stazionario rispetto al 2004. La sensibilità del settore al ciclo economico è molto elevata, ma il forte rallentamento dell'economia non sembra aver invertito il segno della crescita dell'occupazione interinale. Nonostante il crollo che ha sfiorato anche il 30% negli utimi due mesi del 2008, il bilancio dell'anno, grazie al buon andamento del primo semestre, è stato positivo. "In Italia rispetto al 2007 il numero dei lavoratori impiegati nel settore aumenta del 5,5%, le giornate retribuite del 10%, così come il monte retributivo, che ha registrato un più 10,3% rispetto al 2007", precisa Delli Santi Cimaglia. Quanto alle missioni, il 2008 si chiuderà con una riduzione dell'8% rispetto al 2007. In termini assoluti il numero di quelle avviate complessivamente nel 2008 sarebbe pari a un milione e 112mila contro un milione e 210mila del 2007. Dati che hanno deluso le aspettative di un settore abituato a tassi di crescita che hanno raggiunto anche il 30 per cento. La chiusura del 2008 ha impedito quell'aumento dell'incidenza della somministrazione che in Italia è ancora molto limitata. Se nel 2007 era dell'1,6%, l'anno passato è stata dell'1,7%: la crescita si è fermata appena allo 0,1 per cento. Per il grafico fare riferimento al pdf
Disoccupazione nell'Eurozona: a marzo 8,9%, in un mese persi 419 mila posti 30 aprile 2009 "Dai nostri archivi" Spagna: oltre 4 milioni senza lavoro. Iveco taglia mille posti Eurostat: nell'area euro la disoccupazione sale all'8,5% Allarme Ocse: disoccupazione vicina al 10% Sacconi: no ad allarmismi, ricostruire fiducia Lavoro, la disoccupazione 2008in Italia è salita al 6,7% Istat: nel terzo trimestre disoccupazione al 6,1%
Continua ad aumentare la disoccupazione di Eurolandia (E16): a marzo si è attestata all'8,9%, rispetto all'8,7% di febbraio e al 7,2% di 12 mesi prima. Nei Ventisette il tasso di disoccupazione è stato dell'8,3%, contro l'8,1% di febbraio e il 6,7% del marzo 2008. Lo rende noto Eurostat, l'ufficio statistico delle Comunità europee, spiegando che 20,154 milioni di uomini e donne, di cui 14,158 nella zona euro, sono risultati senza un lavoro a marzo. Rispetto a febbraio, il numero è aumentato di 626.000 unità nel Ventisette e di 419.000 unità nella zona euro. Rispetto a marzo 2008, il numero è aumentato di 4,061 milioni nell'Ue e di 2,816 milioni nella zona euro. Tra gli Stati membri, il tasso di disoccupazione più basso è stato quello dell'Olanda, al 2,8%, mentre i più alti sono stati in Spagna, con il 17,4%, in Lettonia, con il 16,1%, e in Lituania, con il 15,5%. Rispetto ad un anno fa, 23 Stati hanno registrato un aumento della disoccupazione, mentre c'è stato un calo solo in Romania (dal 6,1% al 5,8% tra il quarto trimestre del 2007 e lo stesso periodo del 2008), in Bulgaria (dal 6,1% al 5,9%), e in Grecia (dal 7,9% al 7,8% tra il quarto trimestre 2007 e 2008). Gli aumenti più netti sono stati quelli della Lituania (dal 4,3% al 15,5%), della Lettonia (dal 6,1% al 16,1%) e della Spagna (dal 9,5% al 17,4%). In Italia, nel quarto trimestre del 2008, il tasso di disoccupazione è stato del 6,9%. Il tasso di disoccupazione degli uomini nella zona euro è salito in un anno dal 6,5% all'8,6%. Mentre l'indice relativo alle donne è cresciuto dall'8,2% al 9,2%. Sul fronte poi della disoccupazione giovanile - per le persone al di sotto dei 25 anni - il dato che si riferisce al marzo 2009 si attesta sul 18,1% nella zona euro e sull 18,3% nei Ventisette. A marzo 2008 era stato rispettivamente del 14,5% e del 14,6%. Il tasso più basso è stato osservato in Olanda, con il 5,7%, mentre i più alti sono stati quelli della Spagna, con il 35,4%, e Lettonia, con il 29,3% nel primo trimestre del 2009. A marzo 2009 il tasso di disoccupazione è stato dell'8,5% negli Stati Uniti e a febbraio è stato del 4,4% in Giappone. 30 aprile 2009
La produzione industriale crolla. Italia in recessione tecnica commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 10 dicembre 2008 Istat/ La produzione industriale Istat/ Il Pil nel terzo trimestre Cina, export in calo per la prima volta da 7 anni Crolla la produzione industriale, ai minimi, su base annua, da dicembre del 1996. I consumatori spendono di meno e le aziende riducono la loro attività. Un segnale di recessione, quello fotografato dall'Istat, secondo cui la produzione industriale a ottobre ha segnato un calo del 6,7% rispetto allo stesso mese del 2007 e dell'1,2% rispetto a settembre 2008, che viene confermato dalle ulteriori stime diffuse dall'istituto. L'Italia conferma infatti la recessione tecnica: il prodotto interno lordo nel terzo trimestre dell'anno è diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% nei confronti del terzo trimestre del 2007. Il dato dell'Istat conferma la stima preliminare diffusa lo scorso 14 novembre. L'Italia è in recessione tecnica perchè per due trimestri consecutivi ha registrato il Pil in calo congiunturale (-0,4% nel secondo trimestre 2008). Crollo della produzione industriale. La produzione industriale a ottobre ha segnato un calo del 6,7% rispetto allo stesso mese del 2007 e dell'1,2% rispetto a settembre 2008. L'Istat aggiunge che l'indice della produzione corretto per i giorni lavorativi ha registrato sempre in ottobre una diminuzione tendenziale del 6,9% (i giorni lavorativi sono stati 23 come ad ottobre 2007), mentre nella media dei primi dieci mesi del 2008 il medesimo indice ha segnato un calo del 2,9% rispetto al corrispondente periodo del 2007. Si tratta del sesto calo tendenziale consecutivo. In particolare, per quanto riguarda l'indice corretto, la diminuzione del 6,9% su base annua rappresenta il dato peggiore dal dicembre del 1996 (-7,4%) mentre lo stesso calo (-6,9%) si é registrato anche a dicembre del 2001. Il confronto con gli altri Paesi. Quanto agli altri paesi industrializzati nel terzo trimestre il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,1% in Francia (dove la produzione industriale ha avuto un calo del 2,7% mensile a ottobre) e dello 0,1 per cento negli Stati Uniti e dello 0,5 per cento nel Regno Unito e in Germania. In termini tendenziali, il Pil è cresciuto dello 0,8 per cento in Germania, dello 0,7 per cento negli Stati Uniti, dello 0,6 per cento in Francia e dello 0,3 per cento nel Regno Unito. Nel complesso, il Pil dei paesi dell'area Euro è diminuito dello 0,2 per cento in termini congiunturali ed è cresciuto dello 0,6 per cento in termini tendenziali.
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