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dai GIORNALI di OGGI

Italia: Pil 2009 confermato a -5,1%. Nel 2010 +0,2% contro -0,1% della precedente stima

Fmi: ripresa a rischio per l'influenza A

Mantenere le politiche di stimolo economico da parte dei governi

ROMA - L'Italia risale di un gradino la classifica della competitività mondiale, anche se resta fanalino di coda del G7. E' quanto emerge dalla classifica annuale del World Economic Forum, che pone il paese in 48esima posizione dalla 49esima dello scorso anno, molto indietro comunque rispetto ai suoi partner più industrializzati, come la Francia, al 16esimo posto, la Germania, al settimo, e gli Usa al secondo posto.

Fmi: 2800 miliardi di svalutazioni per le banche

8 settembre 2009

Le svalutazioni per le banche potrebbero arrivare a livello mondiale a quota 2.800 miliardi di dollari, dei quali 1.500 non ancora certificati dagli istituti di credito. È l'ultima stima del Fondo Monetario Internazionale che verrà pubblicata nel Global Financial Stability Report che sarà pubblicato alla vigilia dell'Assemblea annuale del Fmi, che l'agenzia Ansa ha anticipato. Il Fondo avverte inoltre che a livello globale le

La pagella dell'Ocse alla scuola italiana: bocciata

2009-09-09

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

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2009-09-05

CORRIERE della SERA

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2009-09-09

Italia: Pil 2009 confermato a -5,1%. Nel 2010 +0,2% contro -0,1% della precedente stima

Fmi: ripresa a rischio per l'influenza A

Mantenere le politiche di stimolo economico da parte dei governi

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NOTIZIE CORRELATE

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Fmi: ripresa lenta, d'accordo sulle stime (4 settembre 2009)

MILANO - L'influenza A/H1N1 potrebbe minacciare la ripresa dell'economia internazionale. Lo sostiene il Fondo monetario internazionale (Fmi) nella ultima versione del World Economic Outlook. Secondo il Fondo "una fragile economia globale è ancora vulnerabile a una serie di shock", tra i quali anche "il diffondersi in modo più virulento dell'influenza suina". La "sfida chiave" per i governi resta quella di "ripristinare la stabilità dei mercati finanziari", mantenendo ancora in vigore le politiche di sostegno all'economia "fino a quando la ripresa non sarà ben consolidata".

BANCHE - Le svalutazioni per le banche potrebbero arrivare a livello mondiale a 2.800 miliardi di dollari, dei quali 1.500 non ancora certificati dagli istituti di credito, stima del Fmi.

ITALIA - Per quanto riguarda l'Italia nel 2009 la stima resta identica: Pil -5,1%, mentre il prodotto interno lordo nel 2o1o tornerà positivo, con una crescita dello 0,2% a fronte di un calo dello 0,1% atteso nelle ultime previsioni di luglio scorso.

 

08 settembre 2009

 

 

REPUBBLICA

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2009-09-09

Ecco l'ultima bozza aggiornata del World Economic Outlook

Secondo i dati il prossimo anno il Pil italiano salirà dello 0,2%

Fmi, rischio influenza sulla ripresa

Italia, migliorano le stime di crescita

Fmi, rischio influenza sulla ripresa Italia, migliorano le stime di crescita

ROMA - Una maggiore crescita in Italia, in un quadro economico che vede una "lenta" ripresa. Che potrebbe essere minata da fattori shock come l'influenza A. Sono queste alcuni conclusioni contenute nell'ultima bozza aggiornata del World Economic Outlook.

Influenza. L'influenza A potrebbe minacciare la ripresa dell'economia internazionale. Il Fondo Monetario Internazionale ne è convinto. Secondo quanto si legge sull'ultima bozza aggiornata del World Economic Outlook una fragile economia globale è ancora vulnerabile ad una serie di shock", tra i quali anche "il diffondersi in modo più virulento dell'influenza suina".

Italia in crescita. Il Fondo, inoltre, rivede al rialzo le stime di crescita per l'Italia nel 2010. Secondo i dati il prossimo anno il Pil italiano tornerà positivo, con una crescita dello 0,2% a fronte di un calo dello 0,1% atteso nelle ultime previsioni di luglio scorso. Resta invece invariata la stima per il 2009, con il Pil in calo del 5,1%.

Ripresa lenta. Per quanto riguarda la ripresa, dopo un periodo di "profonda recessione", sarà "lenta". Secondo il Fmi la "sfida chiave" per i governi resta quella di "ripristinare la stabilità dei mercati finanziari", mantenendo ancora in vigore le politiche di sostegno all'economia "fino a quando la ripresa non sarà ben consolidata".

Banche. Le svalutazioni per le banche potrebbero arrivare a livello mondiale a quota 2.800 miliardi di dollari, dei quali 1.500 non ancora certificati dagli istituti di credito. Secodno il Fondo le condizioni di erogazione del credito "per molte imprese (e in particolare per quelle piccole e medie) e per le famiglie resteranno molto rigide".

(8 settembre 2009

 

 

 

 

Risaliamo di un posto nella classifica annuale del World Economic Forum

Competitività, Italia 48esima

penalizzata dal settore pubblico

Secondo lo studio bene il settore produttivo; punti deboli l'eccessiva burocrazia, il mercato del lavoro troppo rigido e le finanze pubbliche. La Svizzera supera gli Usa al primo posto

Competitività, Italia 48esima penalizzata dal settore pubblico

ROMA - L'Italia risale di un gradino la classifica della competitività mondiale, anche se resta fanalino di coda del G7. E' quanto emerge dalla classifica annuale del World Economic Forum, che pone il paese in 48esima posizione dalla 49esima dello scorso anno, molto indietro comunque rispetto ai suoi partner più industrializzati, come la Francia, al 16esimo posto, la Germania, al settimo, e gli Usa al secondo posto.

La classifica - Il rapporto completo

La novità del rapporto quest'anno è che gli Stati Uniti sono stati, dopo molti anni, scalzati dal trono dalla Svizzera, che secondo lo studio è ora la più competitiva economia del mondo. Al terzo posto in classifica, superando Danimarca e Svezia, si è invece piazzata Singapore (quinta lo scorso anno) come la più competitiva economia asiatica.

Per quanto riguarda l'Italia, in recupero ma sempre in coda al G7 - fa notare il rapporto del Forum di esperti che organizzano Davos - il paese eccelle nella "business sophistication", ovvero nella efficienza di produzione di beni e servizi, e nella forte presenza dei distretti industriali (per cui si colloca al terzo posto). Restano ancora i punti deboli "strutturali" di sempre di una eccessiva burocrazia, di un mercato del lavoro "tra i più rigidi del mondo" e di finanze pubbliche poco sane "con livelli estremamente alti di indebitamento".

(8 settembre 2009)

L'UNITA'

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2009-09-09

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-09-09

Fmi: 2800 miliardi di svalutazioni per le banche

8 settembre 2009

Le svalutazioni per le banche potrebbero arrivare a livello mondiale a quota 2.800 miliardi di dollari, dei quali 1.500 non ancora certificati dagli istituti di credito. È l'ultima stima del Fondo Monetario Internazionale che verrà pubblicata nel Global Financial Stability Report che sarà pubblicato alla vigilia dell'Assemblea annuale del Fmi, che l'agenzia Ansa ha anticipato. Il Fondo avverte inoltre che a livello globale le condizioni di erogazione del credito "per molte imprese (e in particolare per quelle piccole e medie) e per le famiglie resteranno molto rigide".

8 settembre 2009

 

 

 

 

 

La pagella dell'Ocse alla scuola italiana: bocciata

di Federica Micardi

8 settembre 2009

Le tabelle del rapporto Ocse sulla scuola

VIDEO / Investire nell'educazione per battere la recessione

Tanta scuola non significa buona scuola. I giovani italiani passano più tempo dei coetani stranieri nelle aule scolastiche (unica eccezione i cileni) ma i risultati non si vedono. E’ quanto emerge dal rapporto "Education at a Glance" dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo) presentato martedì, che calcola il rendimento degli investimenti in educazione, confrontando i costi dell'istruzione e l'assenza di un guadagno durante il corso di studi, con le prospettive salariali.

L’Ocse sottolinea che la preparazione e l’adeguata formazione sono e saranno la leva principale per uscire dalla crisi; dai dati pubblicati e relativi al 2007 in Italia c’è ancora molto da fare.

Tempo a scuola se ne passa anche troppo ma i risultati sono scarsi, il corpo insegnanti è sottopagato e poco, per non dire nulla stimolato; resta alta la percentuale di abbandoni e l’investimento rispetto al Pil è decisamente sotto la media.

Pochi risultati. Tra i 7 e i 14 anni i nostri ragazzi passano sui banchi oltre 8mila ore (la media Ocse è 6.862) ma nei test internazionali finiscono nelle ultime file.

Più in dettaglio a 7 e 8 anni gli alunni stanno in classe 990 ore (media Ocse 790, media Ue 802) di queste, 891 per insegnamenti obbligatori il che rivela la poca flessibilità per gli insegnamenti aggiuntivi. Tra i 9 e gli 11 anni diventa anche peggio, il tempo passato tra le mura scolastiche è di 1.023 ore (media Ocse 835 e medi Ue 847). Con l’avanzare dell’età, tra i 12 e i 14 anni le ore davanti agli insegnanti diventano 1.089 (media Ocse 926 e Ue 928).

La flessibilità nella formazione nel Belpaese è praticamente assente in tutte le scuole dell’obbligo. Alle medie le materie sono rigidamente suddivise tra: lettere a affini (21%, media Ocse 16%), matematica 13%, scienze 9% (media Ocse 16%).

Un dato che coglie di sorpresa è la percentuale di tempo dedicata alle lingue straniere, in Italia il 16% contro una media del 13%, eppure non si direbbe visti i risultati.

Scuola secondaria. Resta alta la percentuale di abbandoni negli ultimi anni della scuola dell’obbligo: il 19% la media Ocse, il 20% l’Italia. Un dato piuttosto grave se si considera che il 42% dei "senza diploma" non ha alcun lavoro; chi ha titoli di studio non elevati perde il lavoro più facilmente e passa lunghi periodi senza riuscire a trovarlo.

Paradossalmente chi è dissoccupato ma con buoni studi alle spalle dedica il tempo "libero" a corsi di formazione, strada non percorsa dai meno scolarizzati.

Insegnanti senza stimoli e controlli. Valutazione pari a zero per il lavoro degli insegnanti. Secondo il rapporto il 55% degli insegnanti italiani non riceve alcun tipo di riscontro, positivo o negativo, in riferimento al lavoro svolto, e il 20% non riceve giudizi neanche all’interno dell’istituto per cui lavora.

Sul fronte stipendi i nostri insegnanti sono sottopagati: 40mila dollari l’anno dopo 15 anni di servizio contro i 90mila del Lussemburgo, i 60mila della Svizzera e i 50mila della Germania.

Nella scuola primaria se la media nazionale vede come stipendio iniziale poco meno di 29mila euro e uno stipendio di fine carriera pari a 36.800 dollari contro una media Ocse di 47.800.

La musica non cambia nella scuola secondaria diprimo grado (elementari e medie) dove in Italia oscilla tra i 26.877 per chi inizia ai 40.351 per chi è prossimo alla pensione con 35 anni di anzianità (media Ocse rispettivamente 31.000 e 51.470).

Chi insegna alle superiori comincia con uno stipendio di 26.877 e arriva al massimo a 42.179 (media Ocse 32.183 e 54.440). Lo stipendio più basso non corrisponde però a un minor numero di ore lavorate.

Investimento e formazione. I paesi Ocse investono mediamente il 6,2% del Pil nella formazione. Sotto la media il nostro paese con il 4,9%. La spesa pubblica per l’educazione nell’area Ocse è pari al 13%, in Italia il 10%. Nella spesa media per studente (fino alla scuola secondaria) il nostro paese raggiunge quota 100mila dollari, più della media (93.775 dollari). L’Italia vanta un triste primato, è tra i paesi in cui l’educazione terziaria (l’università per esempio) è tra le più care con un costo annuo di 1.100 dollari

Università poco internazionale. Per gli stranieri siamo poco interessanti. Dei 3milioni di studenti che ogni anno decidono di andare a laurearsi all’estero solo l’1,9% sceglie l’Italia dove seguono corsi in medicina (20,4%), arte e scienze umanistiche (19,9%) e scienze sociali o giurisprudente (in tutto 31,8%). Gli Stati Uniti sono la prima scelta (19,7%), seguono Regno Unito (11,6%), Germania (8,6%), Francia (8,2%), Australia (7%), Canada e Giappone (intorno al 4%). Meglio di noi anche Spagna e Russia con il 2%. CONTINUA ..."

Tra le cause, la scarsa presenza di corsi in lingua inglese. I pochi che scelgono l’Italia vengono per lo più a seguire corsi di laurea (oltre il 90%). La ricerca, infatti, che fa espatriare tanti cervelli, attira solo il 4% dei 57.000 studenti stranieri che sbarcano da noi. Un piccolo risultato, bisogna ammetterlo, è stato raggiunto: dal 2000 al 2007 è più che raddoppiato il numero di iscritti stranieri nei nostri atenei.

8 settembre 2009

 

 

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2009-03-13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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